Poesie tratte dalla raccolta "Balla ancora con le stelle"
I nuovi poveri
(https://www.youtube.com/watch?v=IabdgTI82Ls&t=29s)
(https://www.youtube.com/watch?v=IabdgTI82Ls&t=29s)
I poveri vivono
alla stazione o nelle
metropolitane,
dormono dentro i cartoni,
siedono per terra dove
capita,
spesso come cespugli ai
margini delle strade.
Non hanno casa,
né mobili
né macchina.
Raro
è qualche amico.
Vivono di quello che trovano.
Nessuno quasi si accorge di
loro
e, nella corsa di ogni
giorno,
abbiamo tutti imparato a non
inciampare
quando ce li troviamo
davanti.
Il loro volto ha una strana
espressione,
intento a catturare la pietà
degli altri.
A volte, è proprio
impenetrabile
come le rocce segnate dal
sole,
dall’acqua e dal vento.
I poveri,
poco più o poco meno,
abitano tutto il mondo,
strano popolo senza patria,
rassegnato al destino di ogni
giorno.
Ma c’è
un altro popolo di poveri,
quelli in giacca e cravatta
con l’aria da potenti
faraoni,
la pelle liscia e abbronzata,
il cellulare nel taschino
e la firma sulle magliette,
che credono
di arrivare per primi,
certi di dominare il destino.
Ci sono quelli
che hanno case ricche e
comode
ma vivono come se non
avessero
porte, né pareti, né tetto,
con la paura d’esser sorpresi
nel sonno
perché i ladri
entrano quando vogliono.
Ci sono quelli
che comprano il vestito alla
moda
e fiocchi grandi per il
cucciolo,
dicendogli dolcemente:
“Vieni da mamma,
vieni da papà”.
Ci sono quelli
che hanno la cassaforte piena
e non sanno
dar nulla
perché non riescono a
saziarsi
del molto che hanno.
Ci sono quelli
che non hanno figli
e piangono per la loro
sterilità
e non sanno
che sono tutti figli
i bimbi della strada.
Ci sono quelli
col cappello al contrario,
tatuaggi ed orecchini
dappertutto,
occhiali scuri
anche d’inverno e di notte,
e i capelli come l’arcobaleno
perché qualcuno
per primo
si è svegliato così,
dicendo agli altri
che apparire
è bello e anche arte.
Ci sono quelli
che godono nella violenza,
rubando e strappando
perfino l’infanzia più tenera
perché non sanno
la gioia dell’amore pulito.
Ci sono quelli
che corrono a testa bassa
senza mai notare
l’alba ed il tramonto,
né mai hanno udito
la voce del mondo al mattino.
Ci sono quelli
che non hanno mai corso
su un prato verde,
che mai hanno scoperto
il profumo delle viole,
né acque pulite,
né pulcini sull’aia,
né le spighe ondeggianti del
grano,
né le rane nella vasca
dell’orto,
né mai sono rimasti a sognare
sull’altalena
sotto un ramo di quercia.
Ci sono quelli
che si confondono
con l’alcool e la droga
ignari di possedere
occhi per vedere la luce
e voce per cantare alla vita.
Sono tutti poveri
senza saperlo,
perché non conoscono
la sapienza delle piccole
cose,
l’odore della terra lavorata
e
la gioia del raccolto,
perché non sanno che può
vincere
il coraggio umile di ogni
giorno,
la forza
dell’amore e della carità,
la gioia
dell’anima.
Una notte senza stelle
che seguiva un giorno di
lampi,
cercai riparo
nel mio angolo preferito.
Lì, vivono
le foto di famiglia,
i miei quadri più belli,
i mobili a me più cari
chè erano nella casa
in cui vivevo bambina,
custodi silenziosi
della mia infanzia e della
mia storia.
Era una stanchezza
che durava
da giorni e
chiusi gli occhi.
Mi venne in mente
una cosa alla quale
pensavo da tanto tempo
osservando il volo degli
uccelli:
“L’aquila vola sola,
i corvi vanno a stormo”.
La ripetevo fra me e me
e dopo respiravo forte.
D’incanto,
mi sembrò
di non essere più dentro
casa,
ma fuori,
in un posto bellissimo.
Sopra di me
il cielo, di un azzurro
intenso,
incorniciava i monti ricoperti
di un verde brillante per il
fitto bosco.
Respiravo a fondo
l’aria fine della montagna
e ripetevo ogni volta fra me:
“L’aquila vola sola,
i corvi vanno a stormo”.
E, per magia,
essa mi apparve nel cielo,
maestosa,
con le sue grandi ali
spiegate,
regale.
Nulla sfuggiva alla sua vista
acuta,
e la regina
era al di sopra di tutto,
sola,
nell’azzurro immenso.
Più in là e più in basso
uno stormo di corvi.
Volavano quasi l’uno
sull’altro,
come una macchia nera,
ed il loro gracchiare
interrompeva
il silenzio e l’incanto.
Tornai a guardare l’aquila
e la sua vista mi prendeva
tanto
che non udii più
il gracchiare dei corvi.
Ancora per magia,
mi sembrò di volare,
il mondo sotto di me
ed io sopra tutto.
I miei pensieri svaniti
come i corvi
che ormai non udivo,
la mia ansia placata,
nessuna domanda più
perché avevo trovato
la risposta per tutte.
“ L’aquila vola sola,
i corvi vanno a stormo”.
Avevo fatto volare
l’aquila che era in me
ed ora sentivo
la pace dentro.
Sarebbe bello
sedersi alla stessa mensa
e passarsi il pane.
Non importa se la mano è
gialla o nera o rossa!
Tu prendi il pane
e lo offri all’altro
fratello.
Sedersi e parlare da fratelli
per dividere il dolore e la gioia,
la fatica e il riposo, la
vita e la morte.
Avere un unico Dio
che sia per tutti la speranza
e la certezza,
il conforto e la promessa.
Avere la grande madre terra
come patria
ed il cielo come tetto,
e per essi lottare insieme
senza fucili, né cannoni, né
bombe-
C’è un’arma assai più
potente:
è l’amore che ci unirà
e che può dare l’acqua
per la sete di tutti.
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